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Aprile,19,2024

SGOMINATA LA "BANDA DEL BUCO": 7 ARRESTI

I Carabinieri della Compagnia di Taurianova hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari, emesse dal G.I.P del Tribunale di Palmi su richiesta del Sostituto Procuratore Giorgio Panucci della locale Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore Ottavio Sferlazza, nei confronti di sette persone ritenute responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di plurimi delitti contro il patrimonio, furto aggravato, ricettazione, porto illegale di armi, violazione di domicilio, per aver preso parte ad un gruppo criminale dedito in modo sistematico e professionale ad una serie di furti all’interno di abitazioni ed esercizi commerciali e aziende in Taurianova, Cittanova e Polistena. L’articolata indagine, convenzionalmente denominata “Banda del Buco” per l’abitudine di praticare vistosi fori in pareti e ostacoli nel compimento dei delitti, è stata avviata dai Carabinieri della Compagnia di Taurianova alla fine del 2017, dopo una serie di furti commessi a distanza ravvicinata a Taurianova, Cittanova e Polistena, e che avevano interessato plurime abitazioni private e aziende, provocando un rilevante allarme sociale. I carabinieri hanno quindi avviato una minuziosa e complessa indagine attraverso l’analisi delle tracce lasciata dagli autori nel corso del tempo, arrivando ad individuare un comune “modus operandi” che ha fatto ipotizzare l’esistenza di una vera e propria batteria dedita in modo sistematico e molto professionale ai reati predatori nel territorio, con ingentissimi danni per i derubati. Il successivo supporto di attività tecnica di monitoraggio, e il progressivo sviluppo e approfondimento delle investigazioni ha consentito anche di ricollegare gli indagati a furti pregressi, con indagini ormai destinate all’archiviazione, che sono state “rilette” alla luce di quanto progressivamente scoperto e ricostruito dai carabinieri nel corso dei mesi successivi. Il modus operandi individuato era molto caratteristico, poiché gli autori, durante l’esecuzione di ogni singolo furto, per accedere ai propri obiettivi, hanno sempre operato realizzando dei fori (nel muro di cinta, nel solaio o nella parete esterna dell’edificio da colpire, oppure, in alcuni casi, anche nelle casseforti da aprire). La velocità di azione dimostrata, il possesso di professionale e costosa strumentazione, le capacità tecniche di utilizzo e una dettagliata e profonda conoscenza del territorio, hanno sicuramente consentito al gruppo una certa possibilità di eludere le investigazioni per diverso tempo. Gli indagati, che vivevano nello stesso territorio, si conoscevano e si frequentavo e che erano già noti ai carabinieri perché gravati da numerosi precedenti penali e di polizia, anche specifici, avevano deciso di unirsi in un unico gruppo criminale stabile per commettere una serie indeterminata di furti nel territorio, sfruttando le capacità di ognuno e operando con uno schema tipico e rituale, che prevedeva: una accurata pianificazione e dettagliata conoscenza dei luoghi da svaligiare; la disattivazione e neutralizzazione dei sistemi di allarmi, mediante la rimozione delle telecamere, l’asportazione dei registratori, ma anche l’utilizzo di sostanze come il “poliuretano espanso” (una sorta di schiuma usata in edilizia), nonché specifiche manomissioni all’impianto elettrico e disattivazione di collegamenti; l’utilizzo di disturbatori di frequenza (“jammer”) per impedire la chiamata automatica dei sistemi di allarme e l’utilizzo di ricetrasmittenti per comunicare tra di loro; la disponibilità di strumentazione costosa e professionale per fare ingresso nei locali da svaligiare e aprire cassaforti, nonché evidente capacità tecnica di utilizzarli; il costante utilizzo di passamontagna o comunque indumenti per celare la loro identità ad eventuali ulteriori sistemi di video-registrazioni; l’utilizzo di utenze cellulari intestate a soggetti stranieri, per eludere le indagini; il preventivo furto di mezzi e autoveicoli per commettere i furti. Altra rilevante peculiarità dell’associazione erano i contatti con la locale criminalità organizzata. Usuali erano infatti i colloqui e gli incontri con esponenti della cosca Facchineri e Zagari- Fazzalari, di Cittanova e Taurianova, nei periodi concomitanti ai furti, logicamente riferibili alla necessità di ottenere l’autorizzazione o comunque il permesso di compiere reati predatori nel territorio, sfatando il falso mito che ove le cosche di ‘ndrangheta sono forti, non vengono commessi delitti di criminalità comune e predatoria. I carabinieri hanno ricostruito responsabilità penali del gruppo criminale in almeno 14 furti a Cittanova, Taurianova e Polistena, per un danno complessivo subito dai derubati di almeno 450.000 euro, interessando case private, aziende, supermercati, uffici comunali, pasticcerie, bar-tabacchi, ove i malviventi asportavano tutto ciò che riuscivano a trovare, dai gioielli, ai contanti, a fucili e pistole legalmente detenute, blocchetti gratta e vinci, televisori, intere cassaforti- che poi venivano spostate e aperte in altri luoghi. Anche il Comune di Taurianova è rimasto vittima della “banda” per un furto al Centro Polifunzionale.
Questi i nomi delle persone coinvolte nell’Operazione “Banda del Buco”: Domenico Ascone (40 anni), Mihai Tudor (36), Gabriele Fosco (45), Saverio Alessandro Fondacaro (38), Rocco Giovinazzo (37). Ai domiciliari  Gianina Elena Cazacu (40) e Diego Giovinazzo (45).
 

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