CORONAVIRUS, GRAVE IL "PAZIENTE 1". SEI COMPAGNI DI SQUADRA POSITIVI

“Attualmente i ragazzi del Picchio Calcio sono stati sottoposti chi in ospedale chi direttamente a casa a tampone. Ad ora risultano 6 persone contagiate dal Virus”. Lo comunica il Picchio Calcio, la squadra dilettanti dove gioca il paziente 1, il 38enne di Codogno che si era recato al pronto soccorso di Codogno e che è stata la prima persona risultata positiva al Coronavirus. Le persone che sono state a contatto con il paziente 1, che sabato 15 febbraio era sceso in campo con la sua squadra, e che hanno contratto il virus “non hanno sintomi e – rende noto la società – verranno curate da casa”. Sono gravi ma stabili le condizioni del Paziente1 ovvero del trentottenne che è stata la prima persona risultata positiva al Coronavirus. E’ uno dei cinque ricoverati in rianimazione al Policlinico San Matteo di Pavia. La moglie del paziente 1, ricoverata al Sacco di Milano perché positiva al coronavirus, “sta bene, ha fatto l’ecografia e la gravidanza procede bene, la bambina sta bene e la gravidanza arriverà a termine”: lo dice all’ANSA uno dei dirigenti del gruppo podistico dove corrono la donna, ricoverata al Sacco di Milano, e il marito, ora ricoverato a Pavia. La moglie del paziente 1 “sta bene, è sempre stata bene, è positiva al coronavirus ma asintomatica” dice il dirigente, che l’ha sentita telefonicamente ieri. Non è stato fatto il tampone, invece, ai giocatori della Amatori Sabbioni, la squadra con cui lo scorso 15 febbraio ha giocato il Picchio Calcio, l’equipe del paziente numero 1, il 38enne andato al pronto soccorso di Codogno poi risultato positivo al coronavirus. “Siamo tutti in quarantena, ma non abbiamo ancora fatto il tampone” dice il dirigente della società. “All’inizio ci avevano detto che sarebbero venuti a farci il tampone, ma poi la situazione è cambiata e ci hanno detto di restare in quarantena fino al 29 febbraio e di vedere come va, misurandoci la temperatura tre volte al giorno, perché i tamponi sono pochi. Stiamo tutti bene e lo capiamo benissimo però – dice il dirigente – non neghiamo che ci sono tante persone preoccupate perché sono state a contatto con noi”. “La quarantena è pesante, stare chiusi in una stanza per due settimane non è il massimo, io abito con i miei genitori e dobbiamo restare almeno a due metri di distanza, un po’ invidio chi almeno ha un giardino per fare due passi, ma l’importante è che stiamo tutti bene”