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Crotone
Aprile,26,2024

LE FIAMME GIALLE SEQUESTRANO 600MILA EURO AD UNA SOCIETA' INFORMATICA

I Finanzieri del Gruppo di Cosenza hanno eseguito un Decreto di sequestro per equivalente, per oltre 600.000 euro, emesso dal G.I.P. presso il locale Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di due imprenditori attivi nel settore dell’informatica e delle nuove tecnologie, indagati per i reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione e di occultamento delle scritture contabili obbligatorie per legge. Le Fiamme Gialle cosentine hanno sottoposto a sequestro i saldi attivi, i fondi comuni d’investimento, le polizze assicurative e le altre disponibilità finanziarie di cui i legali
rappresentanti delle società avevano la disponibilità presso gli istituti di credito situati nel territorio nazionale. Esteso il sequestro “per equivalente” anche agli altri beni facenti parte del patrimonio dei 2
amministratori, quali una villa di lusso situata nell’area presilana del valore commerciale di oltre 300.000 euro e quote societarie. Per il titolare di una delle due aziende, scattata anche la misura cautelare interdittiva del divieto di esercizio dell’attività imprenditoriale, per la durata di 12 mesi, prevista quale sanzione accessoria per i reati della specie. Le indagini scaturiscono da una verifica fiscale svolta dai Finanzieri nei confronti di una società cosentina a seguito di una preliminare attività di intelligence ed incrocio delle
risultanze delle banche dati in uso al Corpo con gli elementi informativi acquisiti durante le quotidiane attività di controllo economico del territorio. Dai preliminari accertamenti era, infatti, emerso che il contribuente, per tutte le annualità, aveva omesso di presentare le dichiarazioni fiscali seppur, per i medesimi periodi d’imposta, risultassero emesse fatture di vendita, in favore dei clienti, di importi superiori al milione di euro. Il dominus dell’articolato meccanismo fraudolento era un imprenditore, di origini crotonesi, che gestiva la società utilizzando come prestanome una parrucchiera cosentina, totalmente
all’oscuro delle vicende societarie, la quale, nell’ultimo anno, si era addirittura trasferita e risiedeva stabilmente nella provincia di Verona. In sede di avvio dell’attività ispettiva, i finanzieri non rinvenivano traccia della documentazione amministrativo contabile riguardante la società e l’amministratore ometteva
di fornirla nel proseguo del controllo. Particolarmente difficoltosa si è rivelata la ricostruzione del volume d’affari, effettuata attraverso gli accertamenti bancari nonché, in maniera analitica, mediante l’acquisizione e
l’analisi della copiosa documentazione fiscale fornita dai clienti e dai fornitori opportunamente interpellati.
Nel corso delle indagini, si individuavano anche fatture false emesse dall’impresa verificata che attestavano la fittizia vendita del c.d. servizio di wap billing, consistente nella realizzazione di banner pubblicitari, da inserire su siti internet, che rimandano gli utenti del web a portali per l’acquisto di contenuti multimediali con la modalità dell’abbonamento online. Dagli ulteriori accertamenti emergeva, altresì, che i documenti fittizi erano stati anche inseriti nella contabilità e nelle dichiarazioni fiscali della compiacente azienda utilizzatrice, operante nel medesimo settore commerciale, al fine di “gonfiare” i costi e ridurre i ricavi dell’anno di
riferimento.

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