OPERAZIONE IKAROS, TRA GLI ARRESTATI AVVOCATI E AGENTI DI POLIZIA

Sono 24 le persone arrestate questa mattina dalla Polizia di Stato nell’ambito di una vasta operazione denominata “Ikaros” che ha scoperto l’esistenza di due associazioni che favorivano attraverso una serie di attività illecite la permanenza di extracomuniatari nel territorio italiano. Le accuse contestate a vario titolo agli arrestati (15 in carcere e 9 ai domiciliari) sono quelle di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, falsità ideologica, traffico di influenze illecite, corruzione. Gli indagati sono complessivamente 90. Tra le persone coinvolte cinque avvocati del foro di Crotone, due agenti di polizia in servizio nell’ufficio immigrazione della questura di Crotone, un agente della polizia locale, un dipendente della Prefettura di Crotone in servizio presso la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale. I due sodalizi, con ramificazioni in Italia e all’estero, si premuravano di predisporre documentazione con la quale si attestavano residenze fittizie e false assunzioni nei confronti di stranieri richiedenti asilo, per lo più curdo-iracheni, che avevano interesse ad ottenere protezione internazionale non perché ce ne fosse reale necessità, ma per ottenere un permesso di soggiorno che garantisse loro piena libertà di movimento in Italia e Europa. Per raggiungere l’obiettivo i richiedenti asilo erano disposti a pagare somme di denaro. Promotori delle due associazioni erano stranieri residenti nel Crotonese, in contatto con connazionali stanziati per lo più in Iraq, che fungevano da intermediari con gli avvocati compiacenti cui spettava il compito di predisporre la falsa documentazione e attestazioni sulla falsa presenza in Italia dei richiedenti asilo per conto dei quali presentavano le richieste di protezione internazionale soprattutto alle questure di Crotone e Catanzaro. A quel punto il richiedente asilo giungeva dall’Iraq in aereo con regolare visto turistico e una volta ottenuto il permesso di soggiorno tornava in quel paese dal quale asseriva di voler essere protetto. I complici italiani si sarebbero prestati a fronte di somme di denaro e regalie.
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